Che fine ha fatto Jellyfish Barge?

Solo qualche hanno fa si è parlato molto di un interessante progetto nato a Firenze proiettato ad aprire nuovi scenari per affrontare il problema dell’alimentazione in un mondo che, secondo le previsioni, arriverà con 10 miliardi di persone alle soglie del 2050. Ci riferiamo a “Jellyfish Barge” la “zattera medusa” nata per coltivare vegetali in assenza di suolo e di acqua dolce, risorse che purtroppo sono destinate a diventare sempre più rare a causa dell’eccessivo sfruttamento dei terreni ed agli effetti dei veloci cambiamenti climatici innescati dalle attività umane.

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Jellyfish Barge è una serra autonoma e galleggiante che, utilizzando energia solare, è in grado di purificare l’acqua salata o inquinata per utilizzarla ai fini agricoli. E’ pensata in forma modulare con pianta ottagonale in modo da poter essere collegata ad altre serre dello stesso tipo. E’ costruita con tecnologie semplici poiché nelle intenzioni progettuali vi è quella di far essere la struttura compatibile con la filosofia dell’autocostruzione.jellyfish1

La base di legno della zattera, di circa 70 mq, galleggia su una piattaforma di tamburi di plastica riciclata. Su questo blocco si imposta la serra destinata alla coltivazione idroponica ad alta efficienza dei vegetali che garantisce un risparmio di acqua del 70% rispetto ai sistemi idroponici tradizionali. La serra è dotata di sette moduli di dissalazione i quali, disposti lungo il perimetro del natante, producono fino a 150 litri di acqua ogni giorno attraverso il processo della distillazione solare che in natura avviene spontaneamente e che su Jellifish è riprodotto in piccola scala.jellyfish4jellyfish5jellyfish6jellyfish7jellyfish8

Di questo intelligente ed interessante progetto non si hanno notizie di eventuali impieghi in Italia e nel mondo avvenuti in questi ultimi due anni, da quando cioè la “zattera medusa” è stata presentata all’EXPO, dopo aver ottenuto premi e riconoscimenti a livello internazionale. Restiamo in ascolto… (tdb)

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Coordinamento: Prof. Stefano Mancuso (LINV Firenze)
Progetto: Antonio Girardi e Cristiana Favretto
Coltivazioni: Elisa Azzarello, Elisa Masi, Camilla Pandolfi e ricercatori del LINV
Impianto desalinizzazione: Paolo Franceschetti
Contributi: Regione Toscana, Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Promosso da Università di Firenze

Fonte immagini: http://www.studiomobile.org/

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