Ero entrato in un bosco, uno di quei boschi dove c’è l’odore delle foglie marce, delle castagne e dove ci sono tutti i colori della campagna toscana. Ecco appunto giravo preso dal fascino degli odori, dai movimenti dei rami e dei tronchi, dai raggi del sole che filtravano… Stavo vivendo il bosco, quando scopro, o immagino di scoprire una piccola capanna, piccolissima, dove ci poteva stare pochissima gente o nessuno. Una capanna ridotta piuttosto male che aveva la porta semiaperta. E guardandola mi chiedevo chi mai potesse vivere in così poco spazio. Con questo interrogativo mi sono avvicinato alla porta e dallo spiraglio ho potuto intravedere all’interno un’ala che si muoveva lentamente. Cioè era un angelo che con quel movimento dell’ala creava nell’ambiente quell’atmosfera che è necessaria agli angeli per vivere, per continuare a vivere ancora fra noi. Meraviglia. Un angelo vive, all’angelo basta quello spazio…

Allora c’è da porsi una domanda. Come mai lo spazio non basta mai all’uomo? Invece nella capanna ci sono degli esseri che vivono e mettono a posto tutte le loro piccole cose…quelli creano lo spazio però non sono mica uomini, sono angeli… Allora bisogna cambiare il mondo e che l’uomo divenga un angelo.
E possibile? Sì, è possibile
testo e immagine tratti da: “Dove si incontrano gli angeli. Pensieri, fiabe e sogni” di Giovanni Michelucci. A cura di G. Cecconi, Carlo Zella Ed., 1997, pag. 15
Giovanni Michelucci, architetto italiano (Pistoia, 2 gennaio 1891 – Firenze, 31 dicembre 1990).
fonte foto di G, Michelucci: http://larivistaculturale.com/