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Punto cieco nella prevenzione delle pandemie: la tutela dell’ambiente

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rilascia ogni anno un rapporto sulle malattie per cui sono prioritari investimenti in ricerca e sviluppo in quanto potenziali cause di emergenze sanitarie globali. A febbraio 2018, alla lista contenente la febbre emorragica Congo-Crimea, Ebola, Mers e Sars, la febbre Lassa, Nipah, la febbre della Rift Valley e Zika, è stata aggiunta una voce titolata malattia X, non ancora registrata, ma la cui probabilità di comparsa andava aumentando.

In un recente articolo del New York TimesPeter Daszak, tra i membri del comitato Oms che ha stilato quella lista, ha ricordato le caratteristiche che la malattia X avrebbe dovuto avere: si sarebbe dovuto trattare di un virus trasferito dagli animali all’uomo, in una zona del pianeta in cui le interazioni con la fauna selvatica sono frequenti; inizialmente sarebbe stata confusa con altre malattie, come un’influenza, salvo poi rivelarsi più pericolosa per la salute individuale o per la società; si sarebbe diffusa rapidamente, sfruttando lo spostamento delle persone e i commerci; avrebbe messo in crisi i mercati finanziari prima ancora di diventare una pandemia. Continua a leggere Punto cieco nella prevenzione delle pandemie: la tutela dell’ambiente

Dalla Terra alla storia, Il Tempio più antico del mondo: Göbekli Tepe

di Andrea Augenti

Questa storia inizia con un errore, uno di quei fraintendimenti che uno studioso si porta dietro tutta la vita con grande rimpianto e che a ripensarci a cose fatte possono far rimanere davvero male. La storia dell’archeologia è costellata da errori di questo genere e questo, forse, è uno dei più incredibili.

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Millenovecentosessantatre, un anno importante, l’anno in cui a Dallas viene assassinato J.F. Kennedy. Poco prima di quell’evento che cambierà la storia degli Stati Uniti del mondo, un altro cittadino americano ad alcune migliaia di chilometri da casa, sfiora la storia, la storia con la esse maiuscola, la sfiora ma non la cambia. Continua a leggere Dalla Terra alla storia, Il Tempio più antico del mondo: Göbekli Tepe

Radici al vento, testa nella terra

Sono stati circa 14 milioni gli alberi abbattuti durante il ciclone che, sul finire del 2018, ha devastato circa 40.000 ettari di territorio montano nelle regioni del Veneto, Trentino e Friuli.  Il ricordo di ciò e come monito nei confronti di un rapporto tra uomo e ambiente che deve essere ricostruito, l’architetto e artista Michele De Lucchi ha realizzato l’opera denominata L’Albero degli alberi, realizzata con i tronchi ed i rami dei larici, abeti rossi, faggi, frassini e altre piante, caduti nei boschi delle regioni suddette. Le radici, amanti, dell’oscurità, hanno ceduto alla violenza del vento, o forse una terra stremata non ha più saputo trattenerle. L’albero degli alberi ha ormai le radici al vento, ribaltato e sospeso su uno specchio d’acqua che idealmente rappresenta il mare troppo riscaldato a causa dello sconsiderato comportamento umano. (tdb)

In esposizione all’Orto Botanico di Padova fino al 5 gennaio 2020.

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Architetti frequent flyer ed ecologia. C’è un paradosso?

Un interessante articolo dell’architetto Guido Incerti, (26 luglio 2019, Artribune)

I frequenti viaggi aerei di alcuni dei progettisti più noti dei nostri anni possono essere considerati un’incongruenza rispetto all'”impronta ecologica” degli edifici sui quali hanno costruito le loro carriere? Oppure tali comportamenti rappresentano il “prezzo da pagare” per favorire la diffusione della loro visione del mondo?

Frequent Flyers. Bjarke Ingels da Instagram

Frequent Flyers. Bjarke Ingels da Instagram

Sono trascorsi pochi mesi dal primo Strike Climate Change, dove milioni di giovani e non di tutto il mondo hanno chiesto azioni contro i cambiamenti climatici, e circa un anno dal 23 agosto 2018, il primo venerdì in cui Greta Thunberg, con il suo cartello inneggiante Skolstrejk for klimatet, si sedette davanti al Parlamento svedese, invitando i politici a intraprendere decisioni radicali per salvare il futuro degli esseri umani sul pianeta. Greta e altri come lei hanno apparentemente le idee chiare su cosa fare per dare un futuro all’uomo. Una su tutte la rinuncia a molte delle possibilità che l’attuale periodo storico e tecnologico mettono a disposizione delle persone. Non sappiamo se sia la “decrescita felice” di Latouche; certo che l’idea è semplicemente rivoluzionaria, nell’attuale sistema economico mondiale: rinunciare coscientemente alle cose. Greta, come tutti i giovani, è radicale nelle sue scelte. Usa solo mezzi pubblici, è vegana/vegetariana, si limita ad acquistare il minimo necessario e se può riusa e ricicla attuando una lunga serie di micro-comportamenti quotidiani. Greta – e non solo lei ‒vuole essere pienamente coerente, nella vita, con il suo pensiero. Resoconti dei suoi lunghissimi viaggi in treno per rinunciare ai voli aerei (cui hanno aderito anche i familiari, con conseguenti modifiche delle loro carriere internazionali) sono stati fatti da chi l’ha seguita nel suo peregrinare attraverso l’Europa. Mostra così una consapevolezza di cui molti sono deficitari, cercando di rinunciare al Sistema, così come lo abbiamo a oggi costruito.

ARCHITETTI GLOBETROTTER E PENSIERO ECOLOGICO Continua a leggere Architetti frequent flyer ed ecologia. C’è un paradosso?

Ricordare Primo Levi, nato il 31 luglio 1919

“…mi affrettai a rinfrescarmi la memoria sulla composizione e sulla struttura dell’allossana. Eccone il ritratto:

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dove O è l’ossigeno, C il Carbonio, H l’idrogeno (Hydrogenium) ed N l’azoto (Nitrogenium). È una struttura graziosa, non è vero? Fa pensare a qualcosa di solido, di stabile, di ben connesso. Infatti accade anche in chimica, come in architettura, che gli edifici “belli”, e cioè simmetrici e semplici, siano anche i più saldi: avviene insomma per le molecole come per le cupole delle cattedrali o per le arcate dei ponti. E può darsi che la spiegazione non sia poi remota né metafisica: dire “bello” è dire “desiderabile”, e da quando l’uomo costruisce, desidera costruire con la minima spesa ed in vista della massima durata, e il godimento estetico che prova nel contemplare le sue opere viene dopo. Certo non è sempre stato così: ci sono stati secoli in cui la bellezza veniva identificata con l’adornamento, il sovrapposto, il fronzolo; ma è probabile che fossero epoche devianti, e che la bellezza vera, quella in cui ogni secolo si riconosce, sia quella delle pietre ritte, delle carene, della lama di scure, e dell’ala dell’aereo…”.

Primo Levi, Il Sistema Periodico, G.Einaudi ed., Torino, 1975, pag. 182

E d’improvviso fiorisce il limone

E d’improvviso fiorisce il limone, l’agrume dall’origine misteriosa e ribelle ad ogni classificazione. Secondo le ultime ricerche i suoi antenati si diversificarono durante il Miocene. Crebbero nelle foreste himalaiane in una zona compresa fra l’India nordorientale, il Myanmar settentrionale e lo Yunnan nordoccidentale,  avendo origini ibride che sembrano derivare dal cedro e dall’arancio amaro (*).

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Dal lontano oriente quell’antico frutto, insieme ai suoi parenti stretti, ha migrato in molte direzioni grazie anche e soprattutto al lavoro dell’uomo dal quale sono derivate le numerose varietà oggi esistenti.

In Italia giunse un ibrido, probabilmente nei primi secoli dopo Cristo, e si trova già rappresentato in alcune pitture pompeiane e nei mosaici della Villa del Casale a Piazza Armerina.

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Pompei, Casa del frutteto

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Le teche del Sacro Cingolo

I reliquiari sono contenitori, generalmente molto preziosi, la cui funzione è quella di conservare e mostrare (in quest’ultimo caso sono anche ostensori) resti di santi o martiri o di oggetti ad essi appartenuti. Indipendentemente dalla loro autenticità, il culto delle reliquie è un fenomeno religioso ma anche politico, economico e, non ultimo, artistico.

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La città di Prato è strettamente “legata”, fino dal lontano medioevo alla sua famosa reliquia costituita dalla Sacra Cintola della Madonna, indumento secondo la tradizione, donato dalla Vergine a San Tommaso che, dopo varie vicissitudini, fu portato in città da un mercante pratese di ritorno dalla Terra Santa (Michele Dagomari -?-). Consegnata da Michele alla pieve di Santo Stefano la reliquia è divenuta oggetto di identificazione religiosa e laica della comunità pratese. Non a caso sia il Comune che la Chiesa ne sono i custodi e possiedono entrambi le chiavi che servono per aprire lo scrigno che la contiene e che dimora ancora oggi nella Cattedrale di S. Stefano nella bellissima cappella affrescata da Agnolo Gaddi con le Storie della Cintola (Cappella del Sacro Cingolo).

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Orecchini Etruschi

Gli orecchini sono gioielli la cui origine risale a tempi molto antichi -età dei metalli- e che si ritrovano presso ogni civiltà del passato come ornamento sia maschile che femminile, al pari di altri monili quali collane, anelli, bracciali etc.  Servono ad adornare le orecchie e si ipotizza il loro possibile legame con riti iniziatici sociali o con funzioni apotropaiche.

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Il disegno come strumento di ascolto. Francis Hallé: A Botanist’s Journal

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Al Giardino Botanico di Montreal è visibile fino al 31 Ottobre 2018 la bella mostra dedicata a Francis Hallé, botanico, biologo e ricercatore francese noto anche per il grande amore che lo lega al mondo vegetale e per il suo impegno nella difesa delle foreste primarie. Lo ascoltiamo in questa breve ma intensa intervista dove, in modo particolare, affronta il tema dell’ascolto e della conoscenza che prende forma attraverso  la pratica del disegno. (tdb) Continua a leggere Il disegno come strumento di ascolto. Francis Hallé: A Botanist’s Journal

Paesaggi nascosti. Fore Edge Paintings

Il video sottostante, realizzato da un archivista presso la Biblioteca della Cornell University di New York, mostra una particolare copia del 1925 di “Kim” di Rudyard Kipling. Il libro ha una legatura rigida decorata e bordo anteriore dorato. La persona con i guanti che mostra il libro nel video tiene il blocco delle pagine tra il pollice e il resto delle dita e lo piega leggermente per allargarlo. Ecco che improvvisamente, un bel dipinto di un paesaggio affiora sul bordo del libro….

La tecnica decorativa della pittura “sul bordo” dei libri risale a molti anni fa. I primi esempi si trovano già nel decimo secolo. Questi dipinti, veri e propri capolavori di miniatura il cui soggetto è legato alla storia narrata nel volume, restano nascosti da una bordatura spesso dorata fino a quando il blocco delle pagine non viene pressato con le mani e fatto scorrere. I libri che nascondono un dipinto sul bordo sono piuttosto rari e ancor meno diffusi sono quelli che ne nascondono due, ciascuno in uno dei versi in cui le pagine possono essere piegate. (tdb)

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