L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) rilascia ogni anno un rapporto sulle malattie per cui sono prioritari investimenti in ricerca e sviluppo in quanto potenziali cause di emergenze sanitarie globali. A febbraio 2018, alla lista contenente la febbre emorragica Congo-Crimea, Ebola, Mers e Sars, la febbre Lassa, Nipah, la febbre della Rift Valley e Zika, è stata aggiunta una voce titolata malattia X, non ancora registrata, ma la cui probabilità di comparsa andava aumentando.
In un recente articolo del New York Times, Peter Daszak, tra i membri del comitato Oms che ha stilato quella lista, ha ricordato le caratteristiche che la malattia X avrebbe dovuto avere: si sarebbe dovuto trattare di un virus trasferito dagli animali all’uomo, in una zona del pianeta in cui le interazioni con la fauna selvatica sono frequenti; inizialmente sarebbe stata confusa con altre malattie, come un’influenza, salvo poi rivelarsi più pericolosa per la salute individuale o per la società; si sarebbe diffusa rapidamente, sfruttando lo spostamento delle persone e i commerci; avrebbe messo in crisi i mercati finanziari prima ancora di diventare una pandemia. Continua a leggere Punto cieco nella prevenzione delle pandemie: la tutela dell’ambiente









