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La meraviglia del disegno. Il duello tra Apelle e Protogene raccontato da Plinio

Protogene e Apelle furono protagonisti di un divertente episodio. Protogene
viveva a Rodi e quivi approdò Apelle, desideroso di veder personalmente
le sue opere, da lui conosciute solo per fama, e si diresse alla sua bottega.
Protogene era assente, ma c’era una vecchia a custodia di un quadro di
grandi proporzioni posto sul cavalletto. La vecchia rispose che il pittore era
fuori casa e, a sua volta, chiese chi dovesse riferire che lo cercava. “Costui”,
disse Apelle e, arraffato un pennello, tracciò una linea colorata sottilissima
che attraversava il quadro. Al ritorno di Protogene, la vecchia gli fece vedere
quel che era successo. Si dice che allora il pittore, guardata attentamente
la sottigliezza del tratto disse che il visitatore doveva essere Apelle e che nessun
altro era in grado di compiere niente di così perfetto. Lui stesso, allora,
sovrappose a quella una linea di un altro colore ancora più sottile e, andandosene,
ordinò che, se l’altro fosse tornato, gliela si mostrasse aggiungendo
che quello era l’uomo cercato. Così avvenne. Infatti Apelle tornò e, vergognandosi
di essere stato sconfitto, tagliò le linee con un terzo colore, senza
lasciare spazio a un tratto più sottile. Allora Protogene si dichiarò vinto e si
precipitò al porto per cercare l’ospite. Si decise di tramandare alla posterità
il quadro così composto, come un oggetto da mostrare alla meraviglia, di tutti
certo, ma soprattutto degli artisti. Mi consta che il quadro finì bruciato
durante il primo incendio della casa di Cesare al Palatino. Io stesso, prima,
ho avuto modo di contemplarla: su tutta la superficie non conteneva altro
che delle linee che quasi sfuggivano alla vista. Fra le opere egregie di tanti
artisti, questo quadro assomigliava piuttosto a uno spazio vuoto e per questo
attirava di più gli sguardi ed era più rinomato di qualsiasi altra opera.

(Plinio il Vecchio, Storia naturale, Libro XXXV, I colori minerali)

venere di apelle tiziano

Apelle fu un importante pittore greco (sec. IV a. C.) insieme con Protogene. Nulla è giunto fino a noi della sua opera che conosciamo in parte da notizie provenienti altrui testi. Fu un virtuoso del disegno e di lui si elogiava la modestia e la capacità di ascoltare le critiche al suo lavoro purché fossero fatte nei limiti delle competenze di colui che le esprimeva. Dal suo modo di lavorare deriva il detto, già noto nell’antichità, che recita “nulla dies sine linea” (nessun giorno senza linea). Nulla di più vero infatti. Per tenere in esercizio un’arte, qualsiasi essa sia, non bisogna lasciar passare neanche un giorno senza esercitarla un poco. (tdb)

in figura: Afrodite Anadiomene (Venere che sorge dalle acque) 
di Tiziano (1520 circa). 
La Venere nascente è uno dei dipinti più noti di Apelle che è andato 
perduto dopo essere stato portato a Roma.