Archivi tag: Boschi sacri e mito

Erisittone, attualità di un mito

La storia di Erisittone è un antico esempio che ci mette in guardia nei confronti dell’arroganza umana verso l’ambiente e gli esseri che lo abitano. Il racconto greco, che affonda le sue origini nel settimo secolo a.C., ci viene narrato da Ovidio con dovizia di particolari. I protagonisti principali sono il tiranno Erisittone e la sfortunata Mnestra, sua figlia. Erisittone non rispetta gli dèi e neppure i boschi ad essi consacrati in quanto abitati dalle stesse divinità. Il mito aderisce a quelli che, dagli antropologi, sono definiti “racconti di proibizione”, necessari ad ammonire gli uomini ed a farli astenere dal compiere cattive azioni. Erisittone si comporta così come l’uomo, oggi, si sta comportando con il pianeta, gli esseri viventi e le risorse, in modo arrogante e scellerato. Da qui deriva l’attualità bruciante del mito. Nulla può fermare Erisittone che ascolta solo la voce della sua voglia di potere e di dominio. Per questo sarà costretto a mettere a repentaglio la vita di sua figlia Mnestra, il futuro stesso della sua discendenza. Oggi, più che in qualsiasi altra epoca, questo mito va riletto attentamente poiché, come in uno specchio divinatorio, ci permette di vedere il nostro, sempre più probabile, futuro. (tdb)

ERISITTONE TIZIANO

Aveva narrato (Lelege): i fatti e l’abilità del narratore avevano impressionato tutti, in particolare Teseo; a lui, che voleva ascoltare ancora storie mirabili degli dèi, si rivolse il fiume di Calidone, poggiandosi sul gomito: «O grandissimo eroe, vi sono creature il cui aspetto fu trasformato una sola volta e per sempre rimase in quella trasformazione; ve ne sono altre, a cui è facoltà il mutarsi in più aspetti, come a te, o Proteo, abitatore del mare che circonda la terra. Ti videro, infatti, ora quale giovane, ora quale leone; adesso eri irruente cinghiale, adesso un serpente al cui contatto si provava paura; alcune volte le corna ti fecero toro, spesso riuscivi ad apparire pietra e spesso anche albero; talvolta assumendo l’aspetto di acque fluenti, eri fiume; talvolta l’opposto delle acque, fuoco.

“Potere non minore vanta la consorte di Autolico, la figlia di Erisittone. Il padre di costei era tale da spregiare la santità dei numi e da non bruciare mai aromi sulle are; di più, si narra che egli con la scure avesse violato il bosco sacrato a Cerere e profanato col ferro antichi boschi sacri. C’era in essi un’immensa quercia, dal tronco annoso, tale che essa sola era un bosco: al mezzo la cingevano infule sacre, tavolette commemorative e ghirlande di fiori, testimonianze d’esauditi voti. Sotto di essa le driadi spesso conducevano festose danze; spesso anche, mano nella mano, una accanto all’altra, giravano intorno al grande tronco, la cui misura poderosa occupava quindici braccia; e di tanto il resto della selva era al di sotto di essa, quanto era l’erba al di sotto di ogni pianta.

“Tuttavia, non per questo il figlio di Triopa astenne da essa il ferro; comandò ai servitori di tagliare la sacra quercia; e come al comando li vide esitanti, l’empio, strappata la scure a uno di essi, disse queste parole:-Sia pure non soltanto cara a una dea, ma dea essa stessa, ora toccherà la terra con la frondosa cima.- Disse: e mentre egli bilanciava il ferro per dar colpi di traverso, la quercia di Deo fremette e diede gemito: e insieme le fronde, insieme le ghirlande cominciarono a mostrarsi pallide e a coprirsi di pallore i lunghi rami. E come la sacrilega mano impresse nel tronco una ferita, dalla scheggiata corteccia fiottò sangue, non diversamente da come suole riversarsi sangue dal collo squarciato, quando un possente toro cade vittima sacrificale davanti all’ara.

Luigi Ademollo - Erysichthons Pride or Eresictone Taglia una Querce sacra a C - (MeisterDrucke-282241)

Continua a leggere Erisittone, attualità di un mito