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L’arredamento presso gli antichi romani / 1

Sebbene le pitture vascolari greche rappresentino spesso scene domestiche, e le scene dipinte sulle pareti di case romane (soprattutto a Pompei) raffigurino persone sedute o sdraiate, di veri e propri interni non si possono ricavare documentazioni precise dalle testimonianze figurative del mondo classico. Qualche figura di mobile non basta a creare un interno: ad appartare non è sufficiente una cortina come quella del bassorilievo della Visita di Dioniso a Icaro al museo di Napoli: la casa è indicata piuttosto dall’esterno, con quella convenzione da “casa delle bambole” che troveremo anche nel Medioevo.

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Il letto coperto di stoffe di vario colore, spesso orientali, e di cuscini, il trono o la sedia, drappeggiata anch’essa, come nella pittura parietale pompeiana (Casa di Marco Lucrezio Frontone) degli Amori di Marte e Venere, con l’immancabile sgabello, e il tavolino generalmente a tre piedi, sembrano i soli mobili ricorrenti.

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Il grammatico Polluce (II sec. dopo Cristo) (libro X, 42) ha una lunga lista di epiteti di coperte da letto: delicate, ben tessute, scintillanti, dai bei colori, fiorite, adorne, purpuree, verdi cupe, scarlatte, viola, orlate id porpora, tramate d’oro, con figure di animali, splendenti di stelle; lino e lana eran le stoffe dei greci, prima del quarto secolo avanti Cristo, quando fu introdotta la seta. Era diffuso il costume di profumare le coperte da letto. I letti avevano piedi rettangolari, o torniti, o teriomorfi. Il tavolino con zampe leonine che si vede nel bassorilievo cominciò ad apparire in Grecia nel quarto secolo a.C. e godé d’immensa popolarità; un rarissimo esemplare di legno fu trovato a Tebe in Egitto nel 1905 /…/ ha zampe di antilope che superiormente terminano in teste di cigni emergenti da foglie di acanto: quelle teste di cigno che molti secoli dopo ritroveremo nel mobilio della prima parte dell’Ottocento. Livio (XXXIX, vi) c’informa che ” il lusso straniero fu dapprima introdotto a Roma dall’esercito reduce dall’Asia, letti con ornamenti di bronzo, preziosi copriletti, cortine e altri tessuti, e mobili che allora parvero inusitati, tavoli a un piede e serventi”./…/ Alla gaiezza delle stoffe si accompagnava quella dei pavimenti a mosaico, a cui i Romani dedicarono particolare cura, e delle pareti dipinte a colori vivaci./…/

(Mario Praz, La filosofia dell’arredamento, Editori Associati, 1993, Milano, pagg. 72-73)